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Le.Ko, la birra sostenibile e amica dell’ambiente

Le.Ko è la birra di Monte Sant’Angelo che strizza l’occhio alla sostenibilità grazie alla tecnologia intelligente del 4.0

Niko di MartinoLeonardo Gabriele e Nicola Palumbo stanno sperimentato l’autoproduzione della pianta del luppolo in quel di Monte Sant’Angelo, in Puglia. Un percorso, questo, che ha avuto inizio circa tre anni addietro. I tre giovani hanno difatti iniziato a coltivare l’ingrediente base per la produzione di birra a ridosso dei tipici muretti a secco. Il risultato, quasi inaspettato, è stato sorprendete: la cultivar ha dimostrato di avere una certa resistenza ai più repentini cambiamenti climatici. Da quell’esperienza nasce il progetto “Birra della Montagna dell’Angelo”.

Innovazione? Si può fare!

Con Le.Ko i tre amici vogliamo dimostrare che anche sul Gargano si possano fare cose innovative. Perché, a differenza di una volta, non c’è più bisogno di creare un indotto per rimanere sul territorio. Lo sviluppo della logistica nel settore dell’e-commerce ha abbassato i prezzi dei trasporti, incrementando la qualità del servizio. Si può lavorare meglio sebbene i fornitori siano più distanti.

Intraprendenza e sostenibilità

Ci vuole una buona dose di volontà e tanta voglia di rischiare. Una cosa che manca sul territorio è la cultura del rischio, che non viene inculcata perché la filosofia del lavoro stabile la fa da padrona. Le.Ko vuole invece dimostrare che  volere è potere. Che fare cose di qualità è possibile. Con una particolare attenzione all’ambiente, proiettate verso un futuro fatto di sostenibilità. Niko Leonardo e Nicola hanno pensato di realizzare un prodotto che possa rappresentare il Gargano, la Puglia. Connettendo tra loro prodotti del territorio, sperimentando una tecnica del tutto nuova in Italia ma soprattutto nel Mezzogiorno. La coltivazione idroponica del luppolo.

Restare al Sud è possibile

L’immagine che Le.Ko vuole trasferire è che tutti possono fare, pensare a qualcosa di intelligente. In salsa 4.0. Prendere ovvero tecnologie attuali, combinarle con qualcosa di classico e portarle ad un livello nuovo. Le.ko vuole dare un segnale: non è necessario andare al Nord per fare cose innovative. In Puglia non manca nulla, volontà e patrimonio umano ci sono.

 

 LE.KO PROFUMA DI STORIA E RACCONTA L’INNOVAZIONE – PUNTATA 2 

 

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Le.Ko, la birra della Montagna dell’Angelo

LE.KO è una startup innovativa legata al territorio del Gargano, con una vision sostenibile e fortemente ecologica

Monte Sant’Angelo, città dei due siti Unesco, da millenni si nutre di storie di uomini in cammino. LE.KO nasce qui. Startup innovativa, vince il bando PIN Pugliesi Innovativi della Regione Puglia con un progetto ispirato dalle escursioni nelle valli meridionali, dominate da rocce e strapiombi. Terre un tempo coltivate, ma oggi abbandonate per la poca praticità dei sistemi agricoli tradizionali.

I tre moschettieri del luppolo

Circa 3 anni fa Niko di Martino, Leonardo Gabriele e Nicola Palumbo, hanno sperimentato l’autoproduzione del Luppolo , ingrediente-base per la produzione di birra, coltivandolo a ridosso dei tipici muretti a secco di Monte Sant’Angelo. Il risultato, quasi inaspettato, è stato sorprendete perché si è appurata una certa resistenza della cultivar perfino ai più repentini cambiamenti climatici.

Da quell’esperienza nasce il progetto “Birra della Montagna dell’Angelo” che ha ispirato l’immagine del logo,  dove sono rappresenti un Toro e un arco. Il Toro è  legato alle apparizioni dell’Arcangelo Michele sul Monte Gargano mentre la freccia scoccata dall’arco rappresenta l’ECO, un richiamo alla terra e alle sue tradizioni.

Perché il Luppolo? Plinio il Vecchio, scrittore romano del I secolo d.C., ha definito la pianta Humulus Lupulus, il lupo dei salici, alludendo alla tenacia con la quale i fusti del luppolo si attaccano al salice e lo stringono saldamente, così come il lupo fa con la pecora.

4.0 tra sacro e profano

L’innovatività di LE.KO è nel sistema di coltivazione idroponica del luppolo, ovvero: fuori suolo e non in maniera tradizionale, che contempla l’ideazione di un prodotto originale puntando sulla tradizione e sull’innovazione. Tutto ciò, in una greenhouse tecnologica gestita da sistemi informatici 4.0 (internet of things).

Il podcast è stato realizzato grazie alla collaborazione di LE.KO, ANG inRadio Eta Beta San Severo e I’m From Gargano

 

LE.KO PROFUMA DI STORIA E RACCONTA L’INNOVAZIONE – PUNTATA 1 

 

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DaD, Didattica a Distanza: intervista a Pierpaolo Limone

La DaD è stata una delle principali protagoniste tra gli argomenti dibattuti nell’ultimo periodo: il punto di vista di Pierpaolo Limone

Didattica a distanza: sì o no? La pandemia Covid-19 ha cambiato anche il modo di andare a scuola e all”università. L’impossibilità di poter seguire in presenza le lezioni ha fatto sì che si facesse di necessità virtù. La DaD è stata la soluzione migliore nel primo lockdown.

Quotidiano l’Attacco di Foggia ha intervistato il professor Pierpaolo Limone, magnifico rettore dell’Università degli Studi di Foggia, chiedendo un parere sull’uso della didattica a distanza. Lo scorso anno, in piena pandemia, l’Università degli Studi di Foggia è risultata seconda nel rapporto del Sole 24 Ore proprio nell’ambito della DaD.

In questo podcast, realizzato in collaborazione con ANG inRadio Eta Beta San Severo, si parlerà anche di didattica a distanza rivolta agli studenti con problematiche psicofisiche.

 

 

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Articolo 27: la “prima volta” arriva dietro le sbarre

La Costituzione Italiana riconosce all’articolo 27 il diritto alla rieducazione del condannato e ad una pena non contraria al senso di umanità

L’articolo 27 della Costituzione Italiana è un punto di riferimento per chi promuove il recupero sociale dei detenuti. In questo podcast realizzato da ANG inRadio Eta Beta San Severo in collaborazione con  Quotidiano l’Attacco di Foggia, Valeria Spadaccino racconta la storia di Luigi Talienti. Dirigente scolastico dell’Istituto Professionale di Stato “Michele Lecce” a San Giovanni Rotondo, ha alle spalle una lunghissima carriera di volontariato all’interno degli istituti penitenziari di: Foggia, Lucera e San Severo.

Luigi Talienti ha iniziato la sua professione di docente nel 2005 proprio all’interno di un carcere. Da allora, non ha mai smesso di prestare la sua opera per chi definisce persone a cui è data, per la prima volta, una vera opportunità. Infatti, molti detenuti hanno alle spalle storie di abbandono scolastico. In questo podcast si parla di speranza e di opportunità  che possono cambiare la vita in meglio o in peggio. C’è chi, una volta uscito dal carcere, ha conseguito il diploma. Anche la laurea.

 

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L’arte salverà il mondo o migliorerà una parte di esso

L’arte è per tutti, non solo per gli eletti: a Monte Sant’Angelo (Puglia) è un esempio di emancipazione e inclusione sociale

Alexis Di Martino è un ragazzo fortemente legato al suo territorio e alla sua città: Monte Sant’Angelo. Ha fatto dell’arte la sua vita. per molti giovani è un esempio, un modello positivo ed ispirante per tutte quelle persone che si sentono disorientate, scoraggiate o convinte di non avere talento e mezzi a disposizione per realizzare i propri sogni.

La sua è una storia di coraggio, amore, ambizione e riscatto. Il 3 maggio del 2019 fonda l’Associazione Culturale “Arte sul Monte” a Monte Sant’Angelo. Spazio di condivisone e aggregazione dove promuove l’arte  a 360°.

In questo podcast, Valeria Spadaccino racconta la storia di Alexis. Uomo gentile e umile. Dalla vita ha imparato tanto, soprattutto facendo tesoro degli errori commessi. Per questo, ha deciso di dare una possibilità agli altri.

 

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Il flamenco raccontato da Giulia Compagno

Il flamenco è una forma di musica e danza che ha origine in Andalusia e prende forma alla fine del Settecento

Nato in Spagna, diffuso in tutto il mondo. Dal 16 novembre 2010 il flamenco entra a far parte ufficialmente delle arti universali. L’Unesco ha infatti inserito questa forma d’arte nella lista rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.

Il podcast di Maria Laura Riccardi vuole trasmettere la passione e la dedizione per la danza e per il flamenco, visto come espressione della cultura gitana che si è evoluta nel tempo. Fino a divenire una missione di vita per tantissime persone.

Giulia Compagno, insegnante di danza flamenca e influencer su YouTube, tra le figure più rappresentative di questo tipo di danza in Italia, racconterà  il legame che unisce la Spagna e l’Andalusia all’Italia.

 

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La radio nel mondo del calcio: un amore senza confini

Il mondo del calcio è da sempre presente in radio: dalla prima radiocronaca del 1928 fino alla nascita dei podcast

Il 25 marzo 1928 segna l’inizio della storia della radiocronaca calcistica. Venne infatti trasmessa per la prima volta in Italia la cronaca di un incontro di calcio per radio. Le nazionali di Italia e Ungheria si affrontarono in un’amichevole allo Stadio del Partito Fascista di Roma, in seguito ribattezzato Stadio Flaminio. I padroni di casa allenati da Augusto Rangone si imposero per 4 a 3.

Il vero protagonista della giornata fu però il giornalista della Gazzetta dello Sport Giuseppe Sabelli Fioretti. Fu lui a dare vita alla prima radiocronaca di una partita di calcio in Italia. Inconsapevole di aver tracciato il solco di un amore che lega, ancor oggi, radio e tifosi di tutto il Belpaese.

Nel suo podcast, Davide Uriel Cozzola prende per mano l’ascoltatore e lo porta con sé, in un viaggio che ha inizio dalle atmosfere in bianco e nero della fine degli anni Venti del Novecento per arrivare ai giorni nostri.

 

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Amarcord, ricordi di un tempo in bianco e nero

Amarcord è un viaggio a ritroso nella memoria, alla riscoperta degli antichi detti e proverbi paesani della San Severo di un tempo

Promuovere  la storia, la cultura, gli usi e i costumi, i detti e i proverbi della città di  San Severo, in Puglia. Amarcord è un viaggio nella città vescovile, d’arte per il suo barocco di scuola napoletana. Genitrice di artisti del calibro di Andrea Pazienza che la portava sempre nel suo pensiero e nel cuore,  di intellettuali di prim’ordine.

Amarcord è un cammino all’ombra dei campanili della città del vino e della Via Francigena, dove vige il culto della Madonna del Soccorso nell’omonimo e meraviglioso santuario cittadino.

Nel suo podcast, Emanuela Testa interpreta frasi, detti e proverbi in dialetto che hanno attraversato i secoli e sono giunti fino ad oggi. Un amarcord d’annata per risvegliare le origini sopite dentro ognuno di noi, riscoprendo la semplicità e l’ironia tagliente dei nostri avi.

 

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Violenza di genere: non chiamatelo amore

Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la violenza domestica è un fenomeno molto diffuso in tutti i paesi del mondo. Riguarda ogni forma di abuso psicologicofisicosessuale

Raffaella Marangella è donna, madre, artigiana e imprenditrice. La sua è una storia di riscatto, di rivincita. Caduta 100 volte, 1000 è stata in grado di rialzarsi e di liberarsi dal giogo di una violenza psicologia e fisica che l’aveva intrappolata in una bolla di sofferenza.

Come? Realizzando un’idea. Ha dato vita al brand  Craste, complemento di arredo ispirato al fico d’india, creato con materiali poveri riciclati, invasato nel cachepot o in un vaso semplice rigorosamente realizzato in ceramica di Grottaglie. Craste nasce infatti come forma di riscatto personale dopo anni di sofferenza e delusione, legati ad un amore malato.

Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la violenza domestica è un fenomeno molto diffuso in tutti i paesi del mondo. Riguarda ogni forma di abuso psicologicofisicosessuale e tutte le forme varie di comportamenti coercitivi, esercitati per controllare emotivamente una persona che fa parte del nucleo familiare. Gli aggressori appartengono a tutte le classi e i ceti sociali, senza distinzione di età.

In questo podcast realizzato in collaborazione tra ANG inRadio Eta Beta San Severo e la testata giornalistica Ambienteambienti.com, Valeria Spadaccino vi racconta la storia di Raffaella Marangella, della sua rinascita come donna e madre. Della sua affermazione come affermata imprenditrice.

 

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Insieme per Fiorentino, l’ultima dimora di Federico II

Serenella Russo racconta la storia di Castel Fiorentino e del Comitato nato per promuovere il recupero del sito archeologico in cui morì Federico II di Svevia

A Torremaggiore, in provincia di Foggia, un gruppo di giovani ha in comune il desiderio di valorizzare il proprio territorio dal punto di vista culturale, storico e artistico.  In occasione del censimento I luoghi del cuore  promosso dal FAI è nato il Comitato Insieme per Fiorentino. Il fine ultimo è organizzare visite guidate per valorizzare il Parco Archeologico di Castel Fiorentino. Promuovere tuttavia prodotti locali e della tradizione,  realizzare eventi teatrali, culturali e musicali.

Castel Fiorentino è il luogo in cui il 13 dicembre del 1250 trovò la morte Federico II di Svevia. Si narra che una volta fu fatta all’imperatore una profezia riguardante la sua morte: egli sarebbe deceduto in un paese contenente la parola “fiore”. Per questo Federico II evitò di frequentare Florentia (Firenze). Non sapeva che nell’agro dell’odierna Torremaggiore si ergeva un borgo di origine bizantina, chiamato appunto Castel Fiorentino. Le sue rovine affiorano da una collina detta dello Sterparone (205 m). Sono ancora visibili alcuni locali, una torre di avvistamento e la Domus (palazzo nobiliare) all’interno della quale morì Federico II.

La stessa leggenda racconta anche che, secondo la profezia, egli non solo sarebbe morto appunto sub flore, ma anche nei pressi di una porta di ferro. Secondo la tradizione, Federico II riavutosi leggermente dal torpore chiese alle guardie che lo vegliavano dove si trovasse. Volle anche sapere dove portasse una porta chiusa che stava vedendo dal proprio letto. Quando la guardia gli rispose che si trovava a Castel Fiorentino e che quella porta, murata dall’altra parte, non era che un vecchio portone di ferro, l’imperatore sospirò: «Ecco che è giunta dunque la mia ora», ed entrò in agonia. Non si riprese più.

 

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